I software da scaricare sullo smartphone aiutano a ritrovare gli oggetti quotidiani più facili da perdere. Ma anche animali domestici e figli
TASTARSI LE TASCHE dei pantaloni o rovesciare il contenuto della borsa in cerca di chiavi, portafogli, cellulare, passare mezz’ora in tondo allo stesso palazzo per trovare l’auto parcheggiata chissà dove. Quante volte questa scena si sarà ripetuta nella vita di ognuno di noi? E forse anche nella vita degli sviluppatori che hanno rilasciato una serie di app che aiutano anche i più distratti a ritrovare non solo gli oggetti di uso quotidiano ma anche cani, e persino i figli.
Molte della app “salvasbadati” si scaricano sullo smartphone e sono subito operative, come quelle che servono per ritrovare l’auto parcheggiata o il cellulare stesso, altre hanno bisogno di un piccolo localizzatore da mettere nel portafogli, da inserire nel mazzo di chiavi o lasciare in auto.
Tra le app più utilizzate quelle per ritrovare la macchina nei mega parcheggi dei centri commerciali o in strada. Tra le più diffuse ed efficienti Augmented Car Finder, Car Finder AR e Trova auto parcheggiata, Park me right. L’utilizzo è molto sempliece: quando si scende dall’auto si attiva la app su cui viene memorizzata la posizione della vettura. La app, al momento opportuno, guiderà l’utente sulla via del ritorno, indicando anche la distanza, come farebbe un navigatore e sfruttando la realtà aumentata.
Applicazioni del genere non vanno bene per ritrovare piccoli oggetti quotidiani e facili da perdere, come chiavi, ombrelli, cuffiette, portafogli. In questi casi l’escamotage è agganciarvi un piccolo localizzatore gps collegato via Bluetooth 4.0 al cellulare. E’ il caso di soluzioni come Filo (www.filotrack.com), Tile (www.thetileapp.com), Chipolo (www.chipolo.net), Wistiki (www.wistiki.com), Lapa (findlapa.com) che combinano una app e una targhetta di dimensioni ridottissime che permettono di localizzare l’oggetto smarrito sullo schermo del cellulare e di individuarlo grazie al suono emesso dalla targhetta stessa. Non solo, funzionano anche al contrario: se è lo smartphone che non si trova basta premere un pulsantino sul mini localizzatore per far squillare il cellulare e farsi guidare dalla suoneria. Inoltre dalla app si può attivare una funzione “antifurto” che segnala quando l’oggetto “targhettato” esce da una certa area. Online si possono acquistare una o più tag, con prezzi a partire dai 25 euro circa.
Sul mercato si trovano anche soluzioni più sofisticate e precise (ma anche più costose) come Kippy o Trax. Kippy (www.kippy.eu, 149 euro) è un gps impermeabile e indistruttibile studiato appositamente per essere applicato sul collare del proprio cane o gatto. Il suo raggio d’azione è praticamente illimitato, in modo da poter controllare gli spostamenti di “Fido” in ogni momento e ovunque. Non solo, è possibile creare una sorta di recinto virtuale così da attivare un allarme sul proprio smartphone se il cane ne oltrepassa il perimetro. E se il segnale Gps dovesse sparire Kippy può comunque individuare la posizione dell’animale grazie a una triangolazione ottenuta appoggiandosi alle celle telefoniche nelle vicinanze. Trax (www.ipergo.it, 199 euro) funziona con lo stesso criterio e la stessa tecnologia ma è stato studiato per tenere d’occhio i figli. In questo caso il localizzatore, anche questo indistruttibile, è dotato di una clip per poterlo applicare sulla cintura o mettere in tasca.
Se invece a perdersi è il cellulare? Se è solo nascosto tra i cuscini del divano o sotto il sedile della macchina può bastare una app come “Whistle and find” (per Android) o “Whistle finder free” (per iOS): si fa un fischio e il cellulare inizia a squillare finché non viene ritrovato. Per chi non sa fischiare è ha un cellulare che gira su Android c’è “Clap to find”: invece del fischio basta un battito di mani. Bisogna ricordarsi però che il raggio di azione del Bluetooth è limitato, quindi l’utilizzo ottimale è dentro casa o in ufficio. Inutile quindi aggirarsi per il quartiere applaudendo o fischiando in cerca dello smartphone perduto.
Fonte: Agnese Ananasso REPUBBLICA.IT