La fine dei motori di ricerca? L’intelligenza artificiale diventa il nostro consulente digitale (forse qualcosa di più)

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Alfonso Fanella

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I motori di ricerca come Google o Bing sono da anni il nostro punto di riferimento per trovare informazioni sul web. Digitiamo una domanda o un argomento e veniamo inondati da una miriade di siti web, spesso con risultati poco attinenti o di dubbia qualità, gli stessi, tra l’altro, che utilizza L’AI per fornirci le risposte di cui necessitiamo. Ma questo scenario potrebbe essere destinato a cambiare radicalmente nel giro di pochi anni.

Il nostro consulente Digitale?

L’intelligenza artificiale (AI) sta infatti compiendo passi da gigante nel campo della ricerca e della comprensione del linguaggio naturale. Questo significa che in futuro potremmo non aver più bisogno di consultare decine di siti web per trovare le informazioni che ci servono.

Potremo semplicemente chiedere all’AI di fornirci un riassunto completo e accurato dell’argomento che ci interessa, oppure di rispondere a una domanda specifica in modo chiaro e conciso.

L’AI diventerà, in sostanza, il nostro consulente digitale personale. Invece di perderci in un mare di informazioni (talvolta importantissimo, altre volte inutile) potremo avere accesso a una conoscenza organizzata e filtrata in base alle nostre (presunte) esigenze.

Perché i motori di ricerca potrebbero andare in secondo piano?

  • Risultati univoci: L’AI è in grado di comprendere il contesto di una domanda e di fornire un risultato complessivo, perché l’utente ricerca sempre di più risposte invece che risultati, nella propria ricerca online, eliminando la possibilità di interpretazioni e sfumature.
  • Risultati “su misura”: In quanto tale, l’intelligenza artificiale è in grado di apprendere molte cose, tra cui il nostro carattere e il nostro modo di approcciarci al mondo online. Così potrà, via via che interagiamo con essa, comprendere quali siano le nostre aspettative e soddisfarle.

La fine della SEO (e della nostra analisi critica)?

Qui si aprono però scenari talvolta preoccupanti: in base a che cosa l’AI decide quali informazioni propinarci? Se ci sono due argomentazioni in antitesi, su un quesito che poniamo, l’AI ci informerà su entrambe le correnti di pensiero o semplicemente, ce ne fornirà una soltanto?

E se davvero l’intelligenza umana si sta atrofizzando (secondo recenti studi la tecnologia ci sta rendendo inabili a livello intellettuale), siamo arrivati al punto in cui non siamo più in grado (o forse non ne abbiamo più voglia) di leggere e analizzare diversi testi su una materia, e decidere secondo coscienza, o quantomeno secondo consapevolezza?

Sta a noi utilizzare l’AI in modo consapevole, continuando a coltivare il nostro spirito critico, la curiosità intellettuale e la capacità di apprendere autonomamente. In medio stat virtus, dicevano i latini. Sarà importante non demonizzare l’AI, e nemmeno diventare succubi della stessa, riuscendo a comprendere quando utilizzarla e quando no.

È importante capire quindi che l’intelligenza artificiale può aiutarci a scremare e sintetizzare determinare informazioni, ma non può sostituirsi a noi nella comprensione, o addirittura, nella valutazione morale degli eventi.

Saremo in grado di coltivare un giusto rapporto con questo strumento?

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