Mister and Misses Nobody
I social si sono trasformati negli anni da semplici strumenti di comunicazione a delle vere e proprie macchine di marketing, dove ognuno ha potuto progressivamente trasformare il proprio profilo e la propria bacheca personale in una vetrina per prodotti, servizi o semplicemente uno strumento per comunicare se stesso in una determinata maniera, dilatando e manipolando aspetti e caratteristiche personali, formando un essere spesso distaccato dalla realtà e definito dalla così detta identità digitale.
Ce l’avevamo quasi fatta
Si è progressivamente creata una “fabbrica del successo falsificato”, ovvero un modo per molte categorie di riprendersi una rivincita sulle proprie sconfitte, sui propri insuccessi e potersi evolvere da semplici e anonimi personaggi a star improvvisate. Una democratizzazione del successo, con un unico parametro per determinare la popolarità, ovvero il numero di Like. Ma ci pensa Facebook a riportare tutti con i piedi per terra.
Specchio specchio delle mie brame, chi ha più like del reame?
Infatti l’azienda americana ha iniziato un processo che tende a dare maggiore importanza ai contenuti, eliminando le “metriche della vanità”: non sarà più possibile vedere chi e quante persone hanno messo like su un post di Instagram di un altro utente. È inutile dire che questa piccola “omissione” provocherà numerose rivoluzioni a livello lavorativo e personale per molte persone. Questa gara al numero di like ha rappresentato per molti la possibilità di far diventare il proprio profilo di successo una piattaforma con cui promuovere prodotti e servizi, guadagnando dall’attività di sponsorizzazione, direttamente remunerati dai brand.
Se potessi avere mille like al mese
E fin qui non ci sarebbe nessun problema. Il problema vero è l’associazione di idee che ne consegue: il numero di like può bastare a rendere da sola l’idea della popolarità e del successo di un contenuto? Può un gesto semplicissimo e che non necessità di fatica alcuna, come “una ditata” su uno schermo, rappresentare l’effettivo interesse di un pubblico che soffre sempre maggiormente di deficit dell’attenzione? Questa corsa ai numeri ha portato nel tempo ad una standardizzazione dei contenuti, generandosi il termine instagrammabile. Foto e contenuti che non esprimono più un personale percorso fotografico o un racconto autentico, ma un format e un canovaccio sempre uguale e riconoscibile, che si traduce in like facili.
Un mercato dall’Influenza facile (grosse risate)
La risposta è chiaramente no. E la prova è che tutto quanto il mercato dell’infuencer marketing si basa proprio su quel dettaglio scritto in numeri posti alla base delle foto pubblicate. Come un funambolo appeso su un filo sottile, il solo fatto di rendere invisibile quel numero, potrebbe far cedere il perno a cui è legato quel filo e tutto il mondo che sta sospeso su di esso. Insomma non un mercato solido, se si pensa che a far saltare tutto può bastare una funzione disattivata.
Da influenza a epidemia (si spera)
E se questa tendenza essenzialista colpisse anche Facebook cosa succederebbe? Se per ogni foto pubblicata, da influencer e non, non ci si potesse più far vanto di like, reaction varie, ma rimanessero dei post muti, senza nessuna prova del proprio irreale successo, quale diverrebbe a quel punto il metro di giudizio? Sicuramente rimarrebbero i commenti e le condivisioni, ma non rappresenterebbero un dato flash e istantaneo così come sono i Like. Per molti potrebbe rappresentare un bagno di realtà e dovrebbero fare i conti con un mondo che non può essere più raccontato con iperbole e distorsioni.
Ancora una volta il motto è Less is More
La tendenza al minimalismo non è nuova, e sta prendendo piede in molte altre direzioni nel digitale. L’anno scorso è stato messo in commercio il light phone, uno speciale cellulare che ha pochissime funzioni, e tra queste chiaramente non è presente la possibilità di utilizzare i social network.
Intimismo virtuale
Il social marketing adesso diventa una questione non di numeri, ma di impressioni. Tra l’utente e il prodotto non c’è più una comunicazione distorta dalle cifre, in cui chi più paga più acquisisce reazioni, ma una comunicazione in cui contano i commenti positivi, commenti negativi e la qualità del messaggio promozionale stesso, senza l’esaltazione del numero di reazioni. Una sorta di comunicazione diretta e non mediata, dove il peso grosso è rappresentato dall’impressione intima dell’utente.
Scusateci la franchezza
Siamo alla fine dei social come li conosciamo? Gli acchiappa like dovranno forse trovare qualcosa di meglio da fare durante le proprie giornate? Niente più foto di bikini dentro docce tropicali? Niente più follow me now per i mercati di Marrakech?